confessione poetica

















Ai quattro cantoni si gioca così: Quattro bambini si dispongono ciascuno in un angolo di un quadrato immaginario (o reale), segnato a terra col gesso, oppure su Quattro elementi architettonici, Quattro pietre colorate in uno spiazzo, eccetera. Al centro c’è un quinto bambino: è colui che “sta sotto”; deve rubare il posto a uno si loro, non appena un angolo si libera. Ciò avviene perché gli occupanti dei cantoni (li chiameremo traslocatori isterici) provano l’irrefrenabile impulso di scambiarsi di posto. Di solito si fanno un cenno, di preferenza di spalle al quinto bambino, e corrono scambievolmente verso l’angolo liberatosi. Chi “ sta sotto” (lo chiameremo il ruba cantoni) è avvantaggiato, perché deve percorrere mezza diagonale del quadrato di gioco per rubare il posto ai traslocatori isterici, i quali invece debbono percorrere un intero lato. Il rapporto tra la corsa dei ruba cantoni e quella di ciascuno dei traslocatori corrisponde alla meta della radice quadrata del doppio del quadrato del lato, contro l’intera lunghezza del lato. Ovvero, la meta della diagonale del quadrato contro il lato del quadrato stesso: al ruba cantoni basta percorrere circa i due terzi di quanto deve fare un trasfocatore, per soffiargli il posto. In realtà, per un traslocatore la strategia vincente sarebbe quella di non muoversi mai; ma come fare senza tradire la propria identità di trasfocatore isterico? Se tutti i traslocatori adottassero questa strategia, il gioco entrerebbe in una fase di stallo, tediosissima e codarda.
D’altronde, i traslocatori sono impazienti di rischiare. Perché lo fanno? Il gioco di per sé non ha fine, potrebbe continuare ad nauseam, e in effetti viene giocato ad libitum. Il limite della libidine in effetti è la nausea; è questo il senso del gioco, che da un punto di vista assoluto non ha un vero vicitore: non c’è classifica, non si accumulano punti. Si smette, semplicemente, quando ci si è stufati di giocare.


Di questo gioco esiste anche una versione cubica, detta gioco degli otto cantoni. Venne giocata una volta sola, nello storico incontro delle astronavi Apollo 17 e Soyuz 13 in orbita intorno al pianeta terra. Otto astronauti, texani, bielorussi, losangelini, lituani, moscoviti, si disposero negli otto vertici della plancia dell’astronave sovietica, e giocarono al gioco degli otto cantoni galleggiando in assenza di gravità, scambiandosi di posto in un caos fluttuante, con grande spasso di entrambi gli equipaggi.
L’evento segnò la fine della Guerra Fredda.

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Attilio Terragni, architetto mail: info@studioterragni.com